Roma, record di “bulli”
Il numero verde, attivato a febbraio, registra il 20% di chiamate dal Lazio
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date
14 Aprile 2007
Roma, Allarme bullismo in crescita, con il Lazio in cima alla lista nera. Attivo da due mesi, il numero verde ha registrato cinquemila chiamate, mille delle quali provenienti dalla nostra regione, con la capitale in testa. Il motivo di questo picco, secondo la referente del numero ausiliare,
Laura Volpini, può essere ricondotto alla dispersività di una città come Roma, alla difficoltà di stabilire relazioni più strette e concrete. Davanti a quest'emergenza, del resto, un piano di intervento definito non è ancora stato predisposto, per stessa denuncia di
Claudio Cecchini, assessore provinciale per la tutela dei consumatori, che ammette: "Siamo ancora in una fase di studio del fenomeno''. Nel frattempo, comunque, un'altra mossa è stata fatta: lo sportello istituito da Codici in collaborazione con la Provincia, in via Oderisi da Gubbio 18. Un punto di riferimento per ricevere consigli e informazioni da parte di psicologi e sociologi ed un sostegno anche di carattere legale. Si cerca, in questo modo, di arginare un fenomeno che comincia ad essere inquietante.
I più preoccupati sono i genitori,che ricorrono al servizio nel 50% dei casi ma anche i docenti si dimostrano attivi nel combattere questa situazione (20%). Forse per mancanza di consapevolezza, paura o disabitudine, solo il 12% dei ragazzi ricorre ai consigli degli esperti. Qual'è l'origine dell'ansia? I dati rivelano che il 30% delle volte si chiama per ricevere consigli. Ma ci sono anche chiamate (18%) per richiesta di intervento. La maggior parte delle segnalazioni riguarda le prepotenze fisiche (19%) e le cosiddette prepotenze strumentali (18,5%): si tratta di minacce attuate per utilizzare ad esempio il telefonino, o per farsi fare i compiti. Le violenze fisiche vere e proprie riguardano il 9% dei casi.
Ma chi è che commette bullismo? Forse un pò a sorpresa, sono le ragazze ad essere maggiormente coinvolte nel fenomeno. Le “nuove bulle”, provengono per lo più da scuole superiori liceali (30%) mentre da medie e scuole tecniche contano il 21% dei casi.
Sara Gullace